Francesca Mereu

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About Francesca Mereu
I’m a freelance journalist and playwright who has lived and worked in Moscow, Russia, for more than ten years. I live now between Russia and the deep American South (Birmingham, Alabama). I worked as a Moscow correspondent for Radio Free Europe/Radio Liberty and then I spent six years at the Moscow Times covering Russian interior politics and the security services. My stories from Moscow were published by the International Herald Tribune, The New York Times and by several Italian publications. I wrote a book about Putin’s Russia: L’amico Putin. L’invenzione della dittatura democratica ( Aliberti Editore, 2011 ). I’m also the author of Il Grande Saccheggio (Le Mezzelane, Feb. 2018), Quando mi chiameranno uomo? (Le Mezzelane, Dec. 2018) and of several plays, two of them were published, under the title Profondo Sud, in April 2016.
Website: www.francescamereu.com
Podcast: https://www.spreaker.com/show/parole-musica-e-dintorni
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Ho iniziato la carriera di giornalista nella Russia dei primi anni Novanta. Sono stata corrispondente da Mosca e dalle Nazioni Unite per la radio americana Radio Free Europe/Radio Liberty. Ho trascorso sei anni al The Moscow Times, per il quale mi sono occupata di giornalismo investigativo coprendo la politica interna e i servizi di sicurezza russi. I miei reportage da Mosca sono stati pubblicati dall’International Herald Tribune, dal The New York Times e da numerosi giornali italiani. Sono autrice del libro "L’Amico Putin. L’invenzione della dittatura democratica" (Aliberti Editore, 2011), de "Il Grande Saccheggio" (Le Mezzelane, febbraio 2018), di "Quando mi chiameranno uomo?" (Le Mezzelane, dicembre 2018) e di diverse opere teatrali, due delle quali sono state pubblicate nell’aprile del 2016: "Profondo Sud", Edizioni Esordienti Ebook.
Ora vivo tra Mosca e il profondo Sud americano (Birmingham, Alabama).
Sito: www.francescamereu.com
Podcast: https://www.spreaker.com/show/parole-musica-e-dintorni
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Author Updates
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Blog postQualche anno fa partecipai a un programma radio, credo fosse su rai radio 3. Come ospite c’era anche un corrispondente italiano da Mosca (io lavoravo per il The Moscow Times, giornale in lingua inglese pubblicato a Mosca). Il tema della conversazione era “Nashi” (i Nostri), un gruppo giovanile creato dal Cremlino per ostacolare le […]2 months ago Read more
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Blog postMarzo 1992. Sono davvero pochi i locali dove ci si può riparare dal freddo, magari davanti a un caffè o un tè. I ristoranti funzionano ancora alla maniera sovietica: per avere un tavolo bisogna dare una lauta mancia al portiere e sperare che nessun altro sia disposto a pagare di più per quel posto. […]3 months ago Read more
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Blog postAlla scadenza del secondo mandato del presidente Russo Boris Yeltsin, la cerchia di alti ufficiali di Stato e finanzieri che determinava la politica russa del tempo cercava un erede, una persona che avrebbe permesso loro di continuare a controllare il Paese. Putin sembrava avere le qualità necessarie, ma era sconosciuto ai più, e gli […]5 months ago Read more
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Blog postViaggio nella Black Belt dell’Alabama, una delle zone più fertili e povere d’America, per ascoltare dei bluesmen locali suonare. Siamo vicini a Union, un paesino di poco più di 200 anime che si trova a 40 miglia circa da un altro più piccolo: Old Memphis, dove viveva Willie King, leggenda del blues dell’Alabama. Siamo qui perché diversi bluesmen si sono riuniti per suonare. Quasi tutti hanno diviso il palco con Willie King. È il tempo del corona virus e loro ha2 years ago Read more
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Blog postLa musica di Little Lee è energica, ritmata, in stile old school Chicago blues. E non poteva essere altrimenti, perché questo musicista a Chicago ci ha trascorso trentacinque anni suonando con artisti come Muddy Waters, Magic Slim, Eddie Clearwater, Jimmy Reed e tanti altri.
In questa puntata ascolterete la storia di Little Lee e una parte di un concerto che ha suonato a Birmingham, in Alabama.
Un progetto di Francesca Mereu, giornalista e autrice che vive a Birm2 years ago Read more -
Blog postCharles Burroughs, noto come Sugar Harp, è un artista blues molto originale, sconosciuto in Europa, ma molto amato nel Sud degli Stati Uniti. Ovunque suoni — in Mississippi, Alabama, Georgia, Florida— i locali sono sempre pieni.
In questa puntata ascolterete la sua storia e alcuni dei suoi blues umoristici.
Un progetto di Francesca Mereu, giornalista e autrice che vive a Birmingham, in Alabama.
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amazon.com/author/francescamer2 years ago Read more -
Blog postIn questo episodio ascolterete una delle Jam session della Magic City Blues Society di Birmingham (Alabama). Tra gli artisti: Sugar Harp, compositore di blues umoristici e suonatore d’armonica; Tom Jambor, cantante e suonatore d’armonica; Charlotte Taylor (nota come Sweet Charlotte), cantante blues. Presenta la cantante Aretta Woodruff.
Un progetto di Francesca Mereu, giornalista e autrice che vive a Birmingham, in Alabama.
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amazon.com/aut3 years ago Read more -
Blog postIn questo episodio conoscerete la musica di Sassy Brown, un’artista blues di Birmingham, in Alabama.
(https://www.sassybrownband.com/)
In this podcast you will meet Birmingham artist Sassy Brown and listen to her music.
(https://www.sassybrownband.com/)
Un progetto di Francesca Mereu, giornalista e autrice che vive a Birmingham, in Alabama.
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Musica della si3 years ago Read more -
Blog postLa storia del blues, la musica creata dagli schiavi americani che ha rivoluzionato la storia della musica moderna.
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Musica della sigla: Clarence "Bluesman" Davis e Jock Webb.3 years ago Read more -
Blog postLa storia del blues, la musica creata dagli schiavi americani che ha rivoluzionato la storia della musica moderna.
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Musica della sigla: Clarence "Bluesman" Davis e Jock Webb.3 years ago Read more -
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Blog postLa storia del blues, la musica creata dagli schiavi americani che ha rivoluzionato la storia della musica moderna.
Un progetto di Francesca Mereu, giornalista e autrice che vive a Birmingham, in Alabama.
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Musica della sigla: Clarence "Bluesman" Davis e Jock Webb.3 years ago Read more
Titles By Francesca Mereu
La Musica del Diavolo lo fa attraverso la storia del blues, la musica testimone di proteste e violenze razziali. Un ritmo nato nei campi di cotone che ha rivoluzionato il panorama musicale americano e non solo.
The Magic City è invece la storia di Birmingham, la città dell’Alabama che Martin Luther King ha chiamato «la più segregata d’America». Qui negli anni Sessanta sono iniziate le manifestazioni pacifiche dei neri che hanno costretto l’America ad approvare leggi che bandiscono ogni tipo di discriminazione.
Nelle sue opere, ispirate al teatro documentario, Francesca Mereu porta il lettore e lo spettatore a scoprire, attraverso le emozioni dei protagonisti, la bellezza e le infinite contraddizioni di questa parte d’America.
Dove stiamo andando?
Come ha potuto un oscuro agente del kgb diventare il nuovo zar che fa tremare il mondo intero minacciando l’apocalisse nucleare?
La biografia senza censure, scritta da una giornalista insider dell’informazione e dei segreti russi, che svela il lato oscuro dell’uomo che ha riportato la guerra nel cuore dell’Europa.
Attraverso i racconti dei suoi parenti neri e bianchi, Sarah conosce la realtà della schiavitù, della segregazione e delle lotte per i diritti civili.
E conosce il blues, la musica che ha aiutato e ancora aiuta gli afroamericani ad affrontare la vita.
Sarah è figlia di una donna dalla pelle color cioccolato e un uomo così bianco che si scotta senza mai abbronzarsi, due americani dell’Alabama costretti a lasciare il Sud, perché l’amore tra bianchi e neri in questa parte d’America non era accettato. Sarah, quindi, nasce e cresce in Francia. Quando la madre muore, la giovane va a Birmingham, in Alabama, per conoscere la sua famiglia nera e bianca e ascolta le loro storie. Storie che parlano di schiavi, di segregazione, delle lotte dei neri per la conquista dei diritti civili, e di blues. Storie che descrivono la forte tensione razziale dell’America di oggi e i sottili meccanismi del razzismo americano. Storie che hanno sempre un blues di sottofondo, perché, sin dai tempi della schiavitù, questa musica ha aiutato il popolo afroamericano ad affrontare la vita in un paese in cui i neri continuano a essere cittadini di seconda classe.
Questo libro è basato su storie vere e fatti storicamente documentati. I personaggi sono di fantasia.
L’industria del Paese è in declino e viene svenduta per un decimo del suo valore a poche persone ben ammanicate col potere che i russi chiamano oligarchi. I banditi sono i veri padroni del Paese. L’aspettativa di vita crolla drasticamente.
In mezzo a tanta povertà gli oligarchi ostentano la loro ricchezza.
I giovani riformatori dell’entourage del presidente Boris Yeltsin, che hanno ideato il piano per guidare il Paese verso l’economia di mercato e la democrazia, sono additati come i responsabili di questo declino.
I russi, in modo dispregiativo, li chiamano “democratici”; per molti la parola “democrazia” è sinonimo di povertà, corruzione, caos politico, criminalità: tutti fenomeni che hanno caratterizzato gli anni Novanta.
Il sogno dei giovani riformatori finisce il 17 agosto del 1998, quando il premier Sergei Kirienko dichiara la bancarotta. Yeltsin è malato, alcolizzato; il potere è in mano agli oligarchi, che hanno letteralmente privatizzato lo Stato; il popolo è stanco e sogna un leader forte. La crisi apre a Vladimir Putin la strada della presidenza.
Questo libro è un tentativo di spiegare la Russia dal crollo dell’Unione Sovietica alla presa di potere di Putin dal punto di vista del cittadino comune.
Sapere cosa hanno vissuto i russi negli anni di passaggio dal comunismo all’economia di mercato è fondamentale per capire la Russia di oggi e l’enorme popolarità di Putin, che nel momento in cui scrivo gode dell’80% del consenso tra i cittadini.
A parte una piccola parte dell’intellighenzia, innamorata della democrazia, la maggior parte dei russi ricorda la miseria degli anni Novanta.
Un mio amico mi dice che negli anni Novanta era felice quando per accompagnare il tè aveva in tavola pane, burro e zucchero. Adesso possiede due appartamenti a Mosca e uno a Ibiza. «Lo so che agli occhi dell’Occidente è un dittatore, ma con Putin abbiamo raggiunto una sicurezza economica mai vista prima in Russia. La democrazia? L’importante è che non chiuda le frontiere, per il resto a me poco importa.»